“(…) Nuvole ovattate galleggiano

lievi nel cielo sereno

pronte a sfinirsi per l’arsura

della terra madre.  

Presto abili mani

taglieranno nette dei tralci

il frutto maturo.

Fra canti e risate

orberanno le siepi ferite 

fino alla prossima vendemmia.

Un vino profumato

denso d’antichi aromi

sarà premio gradito alla fatica

e scintillando frizzante

nei bicchieri esalterà le menti

inebriando i cuori

come nella stagione degli amori.”

Tratta dalla poesia “Colline sensi alla vendemmia” dell’autrice senese Maria Teresa Santalucia Scibona 

Non potevamo scegliere presentazione migliore per questa pagina dedicata all’evento più atteso dell’anno: la VENDEMMIA!! Da pochi giorni è ufficialmente partita nei vigneti di Arizziwine la raccolta manuale dei grappoli dorati di Grechetto, Chardonnay, Moscato e rossi come quelli del Sangiovese per dare vita ai nuovi Igt Bianco “#FFF” e Igt Rosato “Gioia”. Nonostante siano state superate molte vecchie usanze come quella di pestare l’uva nei tini a piedi nudi e festeggiare con ricchi banchetti all’aperto, la vendemmia è un momento talmente intenso e carico di significato che anche il più moderno dei produttori non può non condividere la felicità e l’emozione che trasuda dai versi poetici che molti autori riportano nelle loro opere letterarie che citano questo evento. La lunga attesa che inizia fin dai mesi invernali con la potatura, e poi continua con la nascita dei nuovi tralci e i nuovi piccoli grappoli che ingrossano poco a poco fino all’Autunno successivo è finalmente ripagata ed è esaltante sentire il profumo di fiori, frutta, dolcezza che si sprigiona quando l’uva cade nella tramoggia. È un momento che potrebbe davvero definirsi quasi magico tanta è la soddisfazione che si prova nell’assaggiare queste preziose bacche al culmine della loro bontà e pronte per cominciare un’altra avventura.

“Sfumature di colore rosse e dorate si confondono insieme al dolce profumo che aleggia nell’aria quando il singolo acino viene spremuto e questa alchimia si ripete ad  ogni portata di bigoncia”

Nel campo la raccolta viene fatta a mano, i grappoli vengono scelti fra i tanti e solo i migliori entrano in cantina per essere lavorati. Viene fatta inoltre una doppia selezione, una dei vigneti destinati a fare un vino specifico e l’altra dell’uva nata all’interno dello stesso appezzamento che deve restare più a lungo sulla pianta per una maturazione più spinta, necessaria per comporre i vini più corposi e alcolici. Una volta giunto nei tini, il mosto comincerà un lungo percorso, che lo porterà a trasformarsi da semplice spremuta di uva in quello che ogni anno il produttore si aspetta di ottenere: un ottimo VINO.

ETRUSCHI: il primo dei popoli che si occupò di fare il “buon”vino

Murlo, una delle roccaforti della civiltà etrusca, è un territorio che ha conservato fino ad ora le sue più intime conoscenze sull’arte del vino. Terra selvaggia e difficile eppure così meravigliosamente perfetta per far maturare le bacche di questa pianta sinuosa e intrigante quale la Vite, tanto è che i primi popoli che si stanziarono qui intorno al decimo secolo A.C. lo capirono subito. Piacque così tanto l’aroma dell’uva che si raccoglieva nella zona, che allora si trovava allo stato selvatico arrampicata su alberi e arbusti, che decisero di affinare la tecnica della sua lavorazione studiandone le caratteristiche e bevendone la sua essenza: non più un semplice succo fermentato, ma un vero prodotto capace di regalare gusto, allegria e salute a chi lo consumava. Cominciò così un vero e proprio studio sull’arte della vinificazione, e il successo di questa ricerca fu tale che non solo gli etruschi, ma anche i romani e i popoli che si susseguirono nel corso dei secoli hanno sempre continuato ad affinare le tecniche e a gustare vini sempre migliori. Oggi possiamo affermare che gli etruschi ci hanno senza dubbio regalato uno dei migliori prodotti che si sia mai conosciuto, e l’etimologia della parola stessa “vendemmia”, che si tratti di uva da tavola o da vino, porta comunque con sé il significato più puro e gioviale quale: dal latino “VINUM”: vino, uva  e  “DEMIA” da DEMERE: prendere, togliere, levar via