Trascorsi i giorni più frenetici e faticosi dell’anno viticolo ovvero quelli della vendemmia, la vigna entra lentamente in una fase di riposo, tecnicamente chiamata dormienza, durante la quale la pianta affronta un vero e proprio letargo. Sotto un candido manto nevoso, fanno capolino soltanto i ceppi spogli e scuri delle viti mentre dei frutti e della vegetazione non è rimasto più alcun segno visibile. I frutti son stati raccolti e le foglie ormai secche giacciono sul terreno ghiacciato. La vite ha concentrato tutte le riserve utili dentro il suo legno ed il suo organismo lavora molto lentamente per non consumarle. È in questo periodo che il vignaiolo può operare nel vigneto con la potatura, un’operazione che insieme alla raccolta rappresenta più importante da effettuare ogni anno. Le nostre vigne vengono allevate secondo la forma a Guyot, una tecnica di allevamento che permette di rinnovare annualmente il capo a frutto. La neve non deve spaventare, anzi. È una condizione climatica che in diversi ambienti paradossalmente offre protezione dalle gelate.
La POTATURA A GUYOT in pillole..
La tecnica a Guyot consiste nel fare tre tagli fondamentali aventi un nome preciso: taglio del passato, t. del presente e t. del futuro. Il primo dei tre, quello del “passato” (a) è un taglio che impiega le forbici per togliere tutto ciò che ha già fruttificato e dunque non è più utile; per “presente” (b) non si intende un vero e proprio taglio bensì una piegatura di uno dei tralci che è stato selezionato e che costituirà il cordone per l’anno avvenire, infine il taglio “futuro” (c) è quello che prepara lo sperone dal quale prenderà vita l’anno successivo un nuovo tralcio da selezionare come futuro cordone.
È di fondamentale importanza la condizione meteo della giornata nella quale viene fatta la potatura; è infatti necessario che la temperatura sia bassa e l’aria secca per favorire la pronta cicatrizzazione delle ferite e scongiurare possibili insediamenti da parte di funghi e batteri.